La recente ricerca visiva di Umberto Fabrocile, sembra muovere da un suggerimento di ordine filosofico.
E in realtà non è esclusa nella ambiguità del suo possibile senso, un sotteso riferimento ad una dimensione dell’essere e del sentire connessa con un bisogno di maggiore lucidità negli ordinari e straordinari accadimenti della vita. Ma qui, al di là delle implicazione speculative, la scritta che campeggia sull’opera che costituisce in qualche misura l’avvio del percorso esplorativo, sottintende riferimenti più sottili, che alludono, nello specchio riflesso e variamente ribaltato della sensibilità e della immaginazione, ai luoghi comunicativi della cronaca, dell’informazione, quale la si incontra sulla giornaliera carta stampata.
Luoghi reali e surreali, si direbbe, indicazioni in apparenza precise, citazioni, racconti, che vengono tuttavia sovente avvertiti nel profondo come spazi della contraddizione, della metafora , della fantasia grottesca.
Non a caso il dys-pensamento di Fabrocile si traduce subito nella elaborazione di un immaginario surreale, che non interpreta a primo sguardo lo stravolgimento dei sensi, che anzi sembra condurre ad una lettura realista e persino lirica della realtà, e che invece disvela il suo implicito e recondito mistero.
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